1 Gennaio 2010
Il Centro Storico
L’antica via del Carmine aperta nell’800 per consentire l’espansione urbana dell’originario nucleo insediativi racchiuso nella cinta muraria, oltre la porta di Paraporto, si stende sul piano tra visioni di mare e colline. L’imbocco di via Cavour che sale ripida verso il cuore del Centro storico è contrassegnato da un arco di sostegno sospeso tra le masse impositive delle vecchie dimore, quasi a sancire il distacco con il resto dell’abitato. A conferma della rappresentatività delle dimore patrizie nel tessuto edilizio, in angoli appartati, è facile scorgere delle cappelle private e portali su cui riecheggiano modi stilistici tardo rinascimentali e barocchi.
Di rilevanza artistica sono i portali di Palazzo Mirabelli ( sec. XVII), e Palazzo Cavallo Marincola ( sec. XVII). Le stradine confluiscono in larghi pianeggianti (Agorà) delimitati da case che aderiscono alla roccia e che somigliano a raccolti cortili con lembi di giardini e piante ornamentali che danno colore all’insieme, con la ruggine dei tetti orlati da cornici digradanti di triplice ordine di tegole. Le edicole sacre sono poste a protezione dello spazio domestico e collettivo. “Affidare la propria vita, i propri beni e i luoghi che si frequentano a un Santo protettore vuol dire muoversi con più fiducia in un Universo che può diventare ostile”. Festosi balconi ornati di piante sporgono su ricchi mensoloni di pietra. Ornati portali, picchiotti di orrendo aspetto come agente concreto di difesa dell’abitazione, androne con scalone a parapetto continuo o balaustrato: è questo il tipico schema composito degli ingressi a molte dimore storiche.
Esempi tipici i seicenteschi Palazzo Mirabelli e Palazzo Florio, e il settecentesco Palazzo De Martino. Le scalinate si incuneano lapide tra gli alzati delle case per superare i dislivelli del suolo. I passaggi a volta sormontati da vani, oltrechè ad accrescere lo spazio abitativo, erano anche adatti alla difesa in caso di attacchi nemici. L’arco è l’elemento fondamentale del linguaggio dell’architettura popolare e contrassegna il paesaggio urbano storico. Spesso si vedono scale esterne dalle lunghe rampe con ringhiere di ferro che si inerpicano in un audace intreccio, aiutandosi con un arco rampante che precede un passaggio a volta, mentre un arco di sostegno si incunea tra le murature. Solo i vicoli possono consentire il passaggio in un tale addensarsi di abitazioni, da alcuni di essi si possono vedere splendidi scorci del sottostante mare.
E’ facile scorgere in molti angoli del centro antico tetti di case ricoperti dai coppi in terracotta che si tingono d’oro al tramonto e sono sorretti dalle capriate di travi non squadrate. I piccoli slarghi animati da fontane pubbliche con scale esterne e terrazzi per godere dello spazio all’aperto ispirano un senso di quiete e intimità. Lo spazio comunitario all’aperto viene attivamente vissuto nell’incontro e nello scambio. In questi ambiti è fiorita la tradizione orale del popolo di Amantea; solo in questi luoghi che hanno in sé qualcosa di misterioso e fiabesco potevano fiorire i canti popolari, i racconti, i proverbi, le tradizioni magiche, la cultura materiale ed alimentare, i rituali festivi e della morte. Solo in questi luoghi poteva dispiegarsi la grande cultura popolare che irretiva in una vasta trama le opere e i giorni e forniva un’epoca conchiusa, dove ogni cosa stava a suo posto e l’uomo, attraverso l’apparato simbolico, tentava di dominare il mondo. In questo Universo prestabilito ogni gesto configurava il compiersi di un destino.
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